Nel mondo interiore del giovane portiere convivono due sé: Self1 e Self2. Spesso questa convivenza destabilizza il giovane numero 1, soprattutto, quando si rende protagonista di un gioco interiore di cui non ne sa nulla. E’ opportuno, dunque, fare chiarezza.
Sé 1 – la parte razionale che suggerisce le indicazioni, giudica e si critica continuamente. E’ la parte che acquisisce le informazioni, spesso in modo distorto e da linfa al “portiere impostore”, un avversario temibile che si insinua nella mente del giovane n1 e che rischia di condizionare le sue performance, facendolo dubitare delle sue stesse abilità.
Sé 2 – è la parte più intuitiva e irrazionale che esprime tutto il potenziale del giovane portiere. Il gioco nel mondo interiore del giovane portiere, tra i due sé deve essere orientato a far giocare tra i pali il portiere “senza pensieri”.
Il sé 1 deve, ad ogni modo, astenersi dal giudizio e fidarsi del sé 2 (custode di tutto il potenziale) in modo naturale, attivando il cosiddetto “portiere automatico”.
E’ opportuno, dunque, che nel proprio mondo interiore il giovane portiere impari a gestire il senso del giudizio. Impari, cioè, ad acquisire fiducia nel sé2. Il senso del giudizio, tuttavia, da origine al portiere impostore, di cui sopra, il quale, cerca di manipolare e sabotare tale fiducia.
Disimparare a giudicarsi, sia ben chiaro, non vuol dire ignorare gli errori. Significa semplicemente analizzare le situazioni che hanno portato agli errori per quello che sono, senza aggiungere nulla.
Il primo passo, dunque, per raggiungere un equilibrio tra sé1 e sé2 è smettere di giudicarsi. Solo quando il sé1 del giovane portiere smette di giudicare il proprio sé2 comprende esattamente chi e che cosa è il sé2 e grazie a quali processi funziona.
Quando questi meccanismi diventano automatismi il giovane portiere scende in campo con elementi essenziali per la performance eccellente, ovvero, la fiducia e l’autoefficacia.
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