La mente adolescente, mente?
Uno degli obiettivi del lavoro sulle life skills che propongo in classe e fuori dall’aula è rendere gli adolescenti più abili nel leggere le (proprie) funzioni emotive in relazione ai sentimenti, alle proprie emozioni e a quelle degli altri.
Per raggiungere questo obiettivo è necessario trovare molteplici modi per far sì che i nostri ragazzi facciano chiarezza sulle modalità di interpretazione delle funzioni emotive e prima ancora sulla definizione stessa di “emozione”.
La parola emozione deriva dal latino “emovere”, ovvero, trasportar fuori, smuovere. Per estensione, indica uno slancio dell’animo in risposta a stimoli interni o esterni. Quando si parla di adolescenza ed emotività si rischia di generalizzare e di non comprendere, fino in fondo, quanto la componente irrazionale incida sulla crescita dei ragazzi.
È opportuno soffermarsi sul contributo che le neuroscienze ci forniscono per capire bene la mente adolescente, le trasformazioni cerebrali dei giovani che ci consentono di interpretare atteggiamenti e comportamenti in modo analitico evitando di soffermarci sullo stereotipo che li distingue in maturi o immaturi.
Il cervello dei ragazzi da 11/12 a 18/19 anni è una sorta di cantiere aperto con il segnale permanente di “lavori in corso”. In questo cantiere, si sviluppa la loro intelligenza emotiva, si struttura la mente o meglio le due menti adolescenti. Una mente che pensa e una mente che sente.
Quando un adolescente percepisce un’emozione, ovvero qualcosa che lo smuove da dentro, spesso, fa fatica a gestirla, gli si disorienta l’anima, spossandone anche il corpo.
Ecco perché amo dire che, sovente, la mente adolescente “mente”, fa fatica a essere fedele a se stessa, alle verità del proprio essere, in divenire . . .
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daniele
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