#nopainnogain

Un modo di dire tipicamente anglosassone secondo il quale “se non soffri non progredisci, non ottieni il risultato”.

#nopainnpgain? Un hashtag che nel mondo raggruppa più di 16 milioni di utenti social.

Un termine usato per la prima volta dall’attrice e produttrice americana Jane Fonda nei suoi celebri video di aerobica per “casalinghe disperate” negli anni 80.

#nopainnogain è il concetto secondo cui l’allenamento deve portare fino alla percezione del dolore durante l’esecuzione dell’esercizio.

Nel fitness (e non solo) è una metafora motivazionale ed allo stesso modo una vera e propria filosofia di vita.

Ma siamo sicuri che dopo quasi 40 anni, sia ancora attuale e che soprattutto possa essere “sposata” da chiunque, oggi, si avvicini alla pratica sportiva?

Giro e frequento le palestre da oltre 25 anni e so per certo (sperimentato sulla mia pelle) che come stile motivazionale continuerà ad essere attuale per i bodybuilder professionisti o per chi ama lavorare sodo con i pesi.

Ma è riduttivo, irrealistico, considerarlo uno stile motivazionale estendibile a chiunque si avvicini alla pratica sportiva.

Proviamo ad andare oltre?

Nel fitness sono due le leve motivazionali che spingono le persone ad agire, suddividendole, per l’appunto, in due grandi categorie:

1. VERSO IL PIACERE. Desiderio di massimizzare il piacere.

2. VIA DAL DOLORE. Bisogno innato di evitare il dolore.

Oggi e nel prossimo futuro le palestre, i centri fitness e tutti i luoghi in cui si pratica attività sportiva non agonistica saranno frequentati sempre più da chi è spinto ad andare VIA DAL DOLORE.

Una leva motivazionale per la quale si è disposti a fare più.

Una consapevolezza indispensabile per chiunque operi nel fitness.

Una marcia in più utile a superare i vecchi stereotipi e soprattutto uno stimolo per acquisire nuove competenze relative alla comunicazione motivazionale.

Daniele

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